Avvertenza dell'Autore
Non presento un argomento per il suo valore intrinseco, ma per il ruolo che svolge in un insieme più grande, dove tutto è connesso. Ogni parola, ogni simbolo, è parte di un tessuto di significato che richiede una visione aperta per essere colto. Comprendere ciò che propongo significa andare oltre la conoscenza frammentata e accogliere la totalità come una realtà indivisibile.
Il mio intento è offrire una prospettiva integrata, in cui ogni frammento rivela il proprio ruolo nel grande disegno dell’unità. Questa visione non è fine a sé stessa, ma rappresenta uno strumento per comprendere che ogni meccanismo presente nell’universo si riflette sia nel microcosmo che nel macrocosmo, intrecciando ogni parte in una connessione universale. In questo contesto, anche il movimento assume un valore universale, diventando un’espressione tangibile di questa interconnessione profonda.
Premessa
Questo articolo affronta un tema di estrema complessità, partendo da una prospettiva logico-razionale e psicologica per poi avventurarsi oltre i limiti del visibile, verso le profondità insondabili della mente e dell’essere. Al di là dell’inconscio, vi è una dimensione misteriosa che ci conduce negli abissi della verità, laddove si svolge l’eterna lotta tra il bene e il male. Questa battaglia, intangibile e al tempo stesso concreta, si sviluppa su piani superiori e inferiori rispetto alla nostra percezione, e noi ne siamo parte integrante, come pedine su una scacchiera cosmica.
Questa lotta universale si articola tra due energie opposte che, nella dimensione della materia, si manifestano come forze separate: il bene e il male. In un mondo frammentato e dualistico, il male si presenta con la promessa di ricchezza, soddisfazione dei desideri, potere e abbondanza materiale. Queste offerte sono intrinsecamente legate a un costo altissimo: il sacrificio dell’anima.
Il bene, al contrario, si manifesta come un richiamo verso la purezza, l’integrità e la trascendenza, ma esso esige forza d’animo, resistenza e una volontà ferma per resistere alle seduzioni e alle distrazioni della materia. È una strada impervia, che richiede il riconoscimento della verità nascosta e il coraggio di percorrerla.
Nel secondo capitolo ci addentreremo nell’aspetto esoterico di questa realtà, esplorando i veli che celano la verità e rivelando come il mondo invisibile influenzi il visibile, in un continuo dialogo tra luce e ombra.
Per trascendere la percezione ordinaria del mondo, è necessario imparare a osservarlo da una prospettiva diversa, capace di dischiudere le sue dimensioni più profonde e rivelare orizzonti inesplorati, dove l’essenza supera l’apparenza e l’invisibile si intreccia con il manifesto.
Questo implica, ad esempio, attribuire un significato rinnovato al linguaggio, riconoscendolo non solo come strumento di comunicazione, ma come un codice simbolico e metaforico, capace di fungere da guida luminosa verso la verità più profonda e universale.
Il Corpo come Ponte tra Materia e Spirito
È naturale che chi mi legge si chieda perché, dedicandomi al corpo e al movimento, mi addentro anche in dimensioni che, pur apparendo distanti, sono in realtà profondamente connesse con l’essenza della natura umana. La risposta risiede nella consapevolezza che il mio metodo intende trasmettere: ogni molteplicità è parte integrante dell’unità, che ne rappresenta al tempo stesso l’origine e l’essenza profonda.
Nel mio lavoro, il movimento fisico trascende la sua natura apparente, divenendo un veicolo verso dimensioni più profonde e uno strumento prezioso per esplorare l’intima connessione tra materia e spirito. Attraverso questo percorso, ogni separazione si rivela essere un’illusione, un sottile velo che cela la verità. Questa illusione può essere dissolta attraverso un cammino di consapevolezza, dove corpo ed essenza immateriale collaborano armoniosamente per svelare la profonda unità che costituisce il cuore stesso dell’essere.
È fondamentale comprendere che il mondo materiale si manifesta nella dimensione duale. La sfera animica, tuttavia, ci guida attraverso le sfumature, offrendo un percorso per equilibrare la frammentazione dominante. Questo processo appartiene ai piani di coscienza e diventa un veicolo per elevare la percezione del mondo. Ci consente di superare una visione banale, spesso limitata dalle convenzioni educative della società, verso una prospettiva più elevata e originale.
L’idolatria moderna: le Celebrità come nuove Divinità
In questo articolo voglio affrontare un tema particolarmente delicato: quello dell’“idolatria moderna”. Questo fenomeno, che coinvolge persone di tutte le età, ha un impatto profondo sul linguaggio e sul pensiero collettivo. Mi colpisce osservare come, nel tentativo di esprimere un’opinione sulla bellezza o sulla bravura, si ricorra quasi automaticamente a paragoni con figure idealizzate, i cosiddetti VIP.
Questi ultimi vengono posti simbolicamente su un Olimpo moderno, percepiti come entità superiori, quasi divine, sebbene siano esseri umani, soggetti alle stesse fragilità e alla stessa inesorabile transitorietà dell’esistenza. È una dinamica che non solo deforma la percezione della realtà, ma rischia anche di allontanarci dal valore autentico che ognuno di noi possiede.
L’Ego Ingannevole e l’Illusione della Superiorità
Viviamo in una società dominata dall’ego ingannevole. Esso rappresenta una duplice manifestazione dell’essere: da un lato, è l’esaltazione di sé, un’illusione di grandezza che spinge a sentirsi superiori. Dall’altro, nasconde una profonda mancanza di sicurezza, un vuoto interiore che cerca conferme esterne per colmare la propria fragilità. Narcisismo ed egocentrismo hanno assunto un ruolo centrale, alimentando un’illusione di separazione e autoreferenzialità che spesso ostacola la connessione con gli altri.
I personaggi oggetto di adulazione, spesso avvolti da un’aura di ammirazione e privilegio, tendono a sviluppare un ego smisurato, arrivando a percepirsi invincibili e al di sopra di ogni limite. Questa percezione di onnipotenza non solo li spinge a perseguire i propri desideri senza restrizioni, ma alimenta anche un’illusione pericolosa: quella di avere tutto a propria disposizione. Tale condizione, anziché rafforzarli, li consuma interiormente, svuotandoli emotivamente fino a renderli incapaci di provare emozioni, come se fossero “morti interiormente”.
Questo fenomeno trova un parallelo significativo nel pensiero sociologico e psicologico contemporaneo di fonti autorevoli. Christopher Lasch, ne La cultura del narcisismo, analizza come una società ossessionata dall’adulazione e dalla fama alimenti un individualismo tossico, in cui l’illusione di superiorità maschera una fragilità interiore. Erich Fromm, in Fuga dalla libertà, esplora il tema dell’alienazione e della perdita del sé autentico in una società che promuove il conformismo e il controllo, portando spesso a una desensibilizzazione emotiva. Infine, studi psicologici recenti indicano che l’eccesso di privilegio e risorse può contribuire a un “esaurimento emotivo” (emotional burnout), lasciando gli individui in uno stato di vuoto esistenziale.
La Fragilità dell’Emotività in un Mondo di Illusioni
La nostra emotività è come una rosa: delicata, labile e al tempo stesso preziosa. Richiede un costante nutrimento fatto di stimoli ispiratori, capaci di accendere il suo splendore e preservarne la vitalità. Questo processo è intrinsecamente dinamico e attivo, ma spesso le persone faticano a distinguere tra un amore per sé stessi sano e costruttivo, che si espande naturalmente verso gli altri, e un egoismo che si manifesta come una chiusura difensiva volta esclusivamente alla soddisfazione dei propri desideri.
I personaggi dello spettacolo spesso trasformano la loro stessa esistenza in una rappresentazione teatrale, assumendo il ruolo di protagonisti mentre i loro “fan” vengono relegati a semplici spettatori. Queste dinamiche si rivelano profondamente malsane, poiché oscurano una verità essenziale: ogni essere umano è unico e prezioso, indipendentemente dal ruolo sociale o dall’immagine pubblica che rappresenta. La società contemporanea, esaltando il primato della fama e del denaro, ha favorito l’emergere di una perniciosa inconsapevolezza collettiva. Questo processo ha sottratto alle persone la capacità di mantenere il proprio centro, di restare saldamente ancorate alla propria autenticità, alimentando così un vuoto che si maschera dietro l’apparenza del successo.
Chi possiede troppo, spesso perde il senso della creatività, della scoperta quotidiana, dell’accensione costante del fuoco vitale che alimenta la vita e le relazioni umane.
L’eccesso e l’abbondanza, pur offrendo dei vantaggi materiali, minano l’empatia e la capacità di connettersi genuinamente con gli altri. In un contesto dove tutto sembra facilmente accessibile, anche le difficoltà più piccole si amplificano, alimentate dalla convinzione di meritare ogni cosa e di essere superiori. Questo senso di ‘valore assoluto’ genera un’insicurezza profonda, radicata nella paura costante di perdere ciò che si possiede. In risposta a questo vuoto, la vera sfida diventa quella di riaccendere ogni giorno il proprio fuoco interiore, ritrovando il significato della vita.
Il Narcisismo e le Contraddizioni della Società Contemporanea
Nel web proliferano “esperti” pronti a discutere di narcisismo, spesso offrendo soluzioni semplicistiche e deviate. Il giudizio su queste dinamiche è un terreno scivoloso, poiché giudicare senza assumersi responsabilità diventa un atto vuoto e persino dannoso. La nostra società, intrisa di una cultura narcisistica, spesso elude un’analisi profonda delle radici di questo fenomeno, preferendo interpretazioni superficiali e semplificazioni calibrate ad arte per attrarre consensi immediati. Tali narrazioni, confezionate per ottenere approvazione e interazioni basate su giudizi affrettati, finiscono per alimentare commenti riduttivi come “Ah sì, mio marito è così” o “Mio fratello ha queste caratteristiche”, banalizzando un tema di grande complessità. E paradossalmente, coloro che si ergono a dispensatori di ricette contro il narcisismo, sovente incarnano essi stessi quella medesima inclinazione che pretendono di sanare.
Noi siamo contenitori di molteplici ingredienti: talvolta vanità, altre volte umiltà; momenti di bontà si alternano a scorci di cattiveria; possiamo essere freddi o ardenti, mutevoli come il flusso stesso dell’esistenza. Questa è la natura del duale, una realtà che non dobbiamo mai dimenticare. In ognuno di noi si annida questa polarità, e le scelte interne spesso vengono influenzate dal contesto esterno, facendoci inclinare ora verso un polo, ora verso l’altro.
È una verità intrinseca all’essere umano, una realtà universale che lo attraversa. Tuttavia, coloro che si ergono su un piedistallo e discorrono, ad esempio, approfittando del diffuso tema del narcisismo, raramente svelano l’intera profondità del fenomeno. Si omette troppo spesso di evidenziare come la società stessa sia artefice di questa dinamica, alimentandola fin dai primi anni di scuola attraverso meccanismi di competizione che radicano nell’individuo una visione frammentata e autoreferenziale dell’esistenza.
Desidero rafforzare il mio pensiero attraverso queste citazioni di grande rilevanza:
Immaginiamo invece una società dove regni l’unione come forza primordiale, una coscienza collettiva basata sulla collaborazione. Esistono oggi realtà simili? Certamente non nel mondo occidentale. Eppure, alcune società ci mostrano che, eliminando la competizione, le persone lavorano meglio, sono più serene e lasciano che amore e cooperazione diventino il fondamento delle loro interazioni.
Esistono testimonianze di società che promuovono l’unione e la collaborazione come forza primordiale, spesso osservate in comunità indigene e collettiviste. Ad esempio, in alcune comunità indigene delle Americhe, l’intera collettività lavora insieme verso obiettivi comuni, adottando strutture orizzontali con leadership flessibili. In queste culture, i bambini partecipano attivamente alle attività degli adulti, contribuendo secondo le proprie capacità e apprendendo attraverso l’osservazione e la partecipazione diretta.
Un esempio specifico è rappresentato dalle comunità Mazahua in Messico, dove gli studenti collaborano con gli insegnanti in progetti pratici, come l’installazione di una finestra in classe. In tali contesti, la collaborazione è enfatizzata e gli studenti sono incoraggiati a prendere iniziative, lavorando insieme in modo sincrono senza una rigida gerarchia.
Inoltre, in paesi come il Ghana, esiste un forte senso di comunità, con una marcata tendenza a valorizzare le opinioni e i giudizi dei membri della famiglia, del gruppo o della tribù. Questo porta a una maggiore enfasi sulla collaborazione e sul tempo trascorso insieme, piuttosto che sulla competizione individuale.
Queste società dimostrano che, eliminando la competizione, le persone possono lavorare meglio, vivere più serenamente e basare le loro interazioni su amore e cooperazione.
Considerata la complessità dei contenuti, ritengo importante dedicare un secondo articolo.
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